Oggi è una bella giornata per la democrazia e per il nostro paese. E’ una bella giornata perché migliaia di cittadini stanno arrivando da tutta Italia, per aderire all’appello della Fiom, in difesa dei diritti, del lavoro e della democrazia. E’ una giornata straordinaria perché c’è un popolo che torna a farsi voce: uomini e donne in carne e ossa che nella loro condizione di lavoro provano a tenere aperta una questione, che è quella del diritto al futuro, che è quella della qualità della loro vita dentro e fuori la fabbrica.
La manifestazione di oggi è un modo collettivo di sentirsi vicini ai tre operai sospesi dalla Fiat a Melfi, ai metalmeccanici di Pomigliano, di Termini e di Mirafiori. Ai tanti lavoratori e lavoratrici che difendono il proprio posto di lavoro. E’ l’occasione per ritrovare un senso comune alle battaglie che si svolgono nelle tante Pomigliano di Italia, in cui il lavoro è marginalizzato, assediato dalla crisi e dalla convinzione che la competizione e la globalizzazione si giochino sul piano inclinato della compressione dei diritti.
Se nel mondo del lavoro bisogna per forza perdere l’abito della cittadinanza, se per forza ci si deve spogliare dei diritti, allora stiamo tornando ai “tempi moderni” di chapliniana memoria, stiamo tornando indietro. E dunque ci rendiamo conto di come la manifestazione della Fiom Cgil non riguardi solo gli operai o i lavoratori metalmeccanici, ma sia un momento cruciale per tutti i lavoratori, compresi gli universitari e i lavoratori della conoscenza, che vivono oggi una condizione molto simile a quella dei metalmeccanici.
E’ questo il senso della giornata di oggi, a Roma: recuperare la dimensione del lavoro, come base democratica e civile del nostro paese, come sancito dalla Costituzione. E non saranno gli allarmismi artatamente alimentati nelle scorse ore a fermarci: saremo in molti oggi a Roma, in una manifestazione pacifica, a difendere la libertà, il lavoro e l’uguaglianza.