Gli studenti che oggi hanno manifestato contro i tagli all’istruzione raccontano di un disagio diffuso che riguarda il futuro degli Istituti di formazione, strettamente connesso al lavoro quindi al destino del nostro Paese. Una preoccupazione che condivido, anche se talvolta incontra forme di espressione esasperate, confusionarie, improvvisate. Eppure ancora una volta le dimostrazioni, le domande di diritti, le insorgenze del mondo della scuola vengono trattate solo come una questione di ordine pubblico: zone rosse, repressione, violenza, rifiuto del confronto.
Negli ultimi anni abbiamo visto una intera generazione cercare una interlocuzione con la classe politica e chiedere maggiore impegno e maggiori investimenti in uno dei settori strategici per uscire dalla crisi.
Abbiamo visto nascere il movimento dell’Onda e abbiamo guardato con apprensione ai nostri studenti che salivano sui tetti delle Università italiane, per chiedere che il sistema della formazione fosse uno dei baluardi contro la crisi che attanaglia l’Occidente, per chiedere di avvicinarsi alla finestra più importante, quella da cui si guarda il futuro.
Abbiamo anche condiviso la paura e la frustrazione di migliaia di insegnanti beffati da graduatorie e riforme fasulle di accesso alla professione. Le uniche risposte ricevute si chiamano riforma Gelmini e manovre finanziarie disastrose che hanno preso di mira il sistema della formazione, considerato probabilmente alla stregua di uno spreco, non più sostenibile per lo Stato.
L’Italia non può più permettersi di utilizzare i fondi destinati alla Pubblica Istruzione come riserva economica per ripagare il debito e per fare cassa, soprattutto quando Germania, Francia e Stati Uniti hanno continuato, nonostante la crisi, a investire ingenti risorse e a immettere nuova linfa nelle loro strutture di formazione. Hanno speso più che in passato, mentre noi accumuliamo un gap formativo che pesa come un macigno sul futuro dei nostri giovani.
E’ giunto il momento che la politica italiana faccia luce sulla situazione del mondo della scuola. La formazione pubblica deve tornare ad essere al centro dell’agenda politica e cuore pulsante per il rilancio della nostra economia. E la manifestazione del 12 ottobre che vedrà uniti insegnanti e studenti, può essere una buona occasione per ascoltare le ragioni sacrosante di chi rappresenta il futuro del nostro paese.